La prima volta che sentii la parola petolini, fu un'estate caldissima e ferocissima di parecchi anni fa. Si andava scariolando esausti su e giù per la Francia in cerca di mare, tentando inutilmente di parcheggiare su una qualsiasi spiaggia di un qualsiasi litorale, due piccole pesti che altro non aspettavano durante l'anno se non di salire in auto e demolirne con meticolosa, puntuale razionalità, il sedile posteriore. Quando, improvvisa, illuminata e impaziente, la Norina ecco che ti urla nelle orecchie, in un crescendo wagneriano di rara efficacia: "I petolini!! I PETOLINI" . Non avevo, in quel momento ancora fatto mente locale. Di lì a poco lo avrei saputo. Come avrei altrettanto saputo che a quell'urlo, d'ora innanzi, avrei dovuto sistematicamente inchiodare l'auto, a costo di rischiati, continui tamponamenti. L'importante sarebbe stato fermarsi...
Va da sè: petolini (dall'italico "pentolini"...) sono quello che da noi, con termine vagamente onomatopeico, chiamiamo chincaglieria e che i franchi appellano, con maggior dignità fonica, Brocantage e talvolta, un poco barando, Antiquité. Negozi dove trovi di tutto un po', avanti che anco qui da noi divenissero moda e gioco, gli impetuosi e virulenti mercatini domenicali, sparsi più che la lebbra su tutta la penisola, dove astuti hobbysti evasori fiscali, vendono di tutto un po' a contenti clienti che vagano sperando nel colpo della loro vita; come anni fa ormai riuscivi talvolta a fare, al Marché di porte de Clignancourt. Da allora, con una spericolata capriola semantica, la Norina ha sempre più teso a confondere contenitore e contenuto, sicché oramai petolini è diventato sinonimo di Negozio che vende di tutto: purchè sia quantomeno appartenuto alla nostra memoria.
Con buona pace di Stefo e Lilly, compagni rassegnati e pazienti di viaggio, che non si fermano mai...

 

 
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