Chiamo raccolta e non collezione queste minime carte che in anni pazienti ho voluto recuperare in mille modi e luoghi diversi; ho troppo rispetto per coloro i quali con lenta, meticolosa e amorevole attenzione, ricercano e catalogano le passioni della loro vita, per dirmi uno di loro...

Ahimè - e lo dico con una punta di malcelata invidia - non sono né potrei  essere uno di loro, troppa é l'impazienza che mi aggredisce. E  poi una ostilità verso certe tassonomie ordinate, precise e puntuali come i treni giapponesi: non amo troppo insomma catalogare per generi:  tutti i cani da una parte e i gatti dall'altra, e le donnine e poi i quadri, e i paesaggi e i castelli... Costringono troppo ad un ordine fisiologicamente assente dal mio essere, e ad una ricerca ossessiva, spasmodica... ansiosa  a volte... E' vero che questa è l'essenza di chi colleziona più che oggetti, passioni e le fa ragioni della propria esistenza... Io amo, al contrario, le tassonomie casuali, i crocicchi imprevedibili, che sono minuti, labirintici tasselli di incontri, di viaggi, spesso inattesi, sempre indimenticati. Dietro ogni piccolo foglio di carta - che sia sbiadito  dalla sabbia dorata del tempo o che porti tratti nuovi di fabbrica - si celano con illuminata nostalgia volti, e paesaggi, profumi e arie autunnali, calori abbacinanti, piccoli negozi di periferia... Molte di queste carte le devo a Peppino Cantarelli, alla sua incredibile cantina atterrata come  un'astronave tra le brume misteriose di una bassa parmense che non esiste più. Affascinava con la sua cucina e quel suo potere affabulatorio così sanguigno, quando narrava di quei viaggi a inseguire vini del mondo intero. E i moccoli che tirava a Henriette de Vilaine, che per dargli qualche bottiglia di Romanée lo faceva attendere alla porta qualche giorno di troppo... “Villana: di nome e di fatto!” soleva ripetere spesso .E che dire di Alain Crozet, che teneva sagacemente banco al Forum des Halles, lì a due passi dal Flunch, proprio nel ventre di una Parigi fatta nuova sul finire degli anni settanta. Molte cartoline e qualche etichetta nascosta, pour les amis, seulement... E a raccontarti di altri anni, un'altra vita forse, quando anche il vecchio Ezra Pound qualche passioncella per quest'arte povera l'aveva pur avuta...E poi, la memoria dei viaggi, lenta a schiodarsi; forse, come diceva un caro amico, uno spino molesto: non si sfama mai...

E allora, quelle sbiadite carte ritrovate in un piccolo negozietto di Colmar, paese di acque e di luce, che uniscono vigne e cicogne con l'ingenua, delicata grazia di antichi ricami... E i tanti Chateaux, l'Hotel Dieu di Beaune e la Romanée Conti, il Clos de Vougeaut, il Barone Philippe de Rothschild e i volti anonimi e pazienti, il loro infinito e inconfessato amore per la loro terra, per il loro vino... Proprio a loro vada il ringraziamento per la fedele grazia che hanno saputo e sanno donare, giorno dopo giorno.

Un grazie particolarissimo ad Angelo Musanti, primo amico incontrato tra le sottili maglie (o malìe, forse...) della rete: i suoi consigli, la sua inarrivabile, del tutto folgorante, collezione di etichette sono alla base di questo rinnovato lavoro.