Vada, in primis, di questa rapida sortita historica, onore enologico a casa Savoia: l' etichetta, nata a ridosso dell'unità da povera carta ruspante acquerellata a mano secondo l'uso del tempo, celebra un Asti spumante creato pochi anni prima dalla sagace intuizione di Carlo Gancia. Ma qui il regale sigillo, ricorda anche un ottocento festaiolo e sensualmente galante: Carlo Alberto e la marchesa Falletti, la morganatica Bella Rosina, reclusa regalmente in una tenuta dal panorama mozzafiato, poco meno che a un tiro di schioppo dalla filiforme figura del castello di Serralunga.
Perchè, qui, l'assenzio? L'histoire di certo pensiero novecentesco vi passa, dalla sua bruciante, verdognola amaritudine distruttiva e ad un tempo, dal riflesso di illuminanti taumaturgici bagliori: come reinventare il mondo, lasciandoselo, nel contempo, alle spalle, dalla solitudine immensa, estenuata della coppia di Degas alla inarrivabile bevitrice picassiana, che l'Hermitage si tiene gelosamente stretta, come il Louvre la Gioconda...
Poco oltre, di traverso la strada maestra, anche il divino infante, Jean-Nicolas Arthur Rimbaud: le dérèglement, anch'esso, non passa come il vento furibondo, da qui? Oh, il nuovo secolo...
Il nuovo secolo sconvolto, un'intera stagione veramente all'inferno; quello delle coscienze e dei corpi mutilati, delle anime e della carne incisa. Qui, la grandeur d'oltralpe sancisce l'amabile trionfo sulla crucca alterigia. L'etichetta, nata a ridosso del più tragico carname che memoria possa ricordare, allontana, nell'elegiaca, agreste pace del reduce, ogni orrore: che venisse dalla piana di Verdun o dalle Ardenne infuocate... Stinto, a caldo, il ricordo dei campi di battaglia: e a perdersi in quel solo bicchiere, l'orgoglio di una patria ritrovata. L'abile, ignoto disegnatore concilia così, ad esaltazione di una bevanda ristoratrice, il piccolo soldatino in arme che brinda con se stesso, con ghirigori art-nouveau di sospetta matrice viennese... Ah, i paradossi della storia!
Oggi, quest'etichetta farebbe polemica: un adolescente estasiato (quindici, sedici anni al più...) e il suo bicchiere, - vabbé: quell'Elisir di China che doveva avere virtù toniche e stimolanti, ma che forse qualche grado alcolico aveva pur dentro - occhio ceruleo e capello biondo. La forza del messaggio, si suppone da collocarsi sulla metà degli anni trenta, sta tutta nel legare una presunta, ricercata salute fisica alla salute morale, incorruttibile della razza, che qui - ironia! - non appare punto latina ma tutta teutonica. L'immagine, a ben vedere, pesca a piene mani nell'immaginario neppure troppo immaginato, di tanta propaganda che i fotografi del terzo Reich ben sapevano: più insomma, sul versante gioventù Hitleriana che di quella, nostranissima, del Littorio. Neppure, in quello sguardo trasognato e pensoso- ah i magici poteri della China - rivolto ad una visione quasi divina, la non troppo lontana possibilità di prevedere, ancora una volta, l'imminente disastro epocale: la figura insomma certifica, se ancora ce ne fosse bisogno, la necessità di lasciare la realtà sul pianerottolo della Storia.
Troppo nota la vicenda, per qui riprenderne i contorni: elogio dell'umana superbia - non quella volgarmente e umilmente dozzinale che campa mai sopita dentro ognuno di noi, ma quella maxima che si traduce nell'incapacità di prevedere l'imprevedibilmente pensabile... - la tragedia del Titanic, anno 1912, travolse vite umane e orgoglio, chiudendo da par suo, un'epoca.
Qui si vuole solamente porre l'accento sul vino della tragedia, e subito a chiedersi: possibile che il bel mondo dell'epoca, impegnati soldoni e soldoni per quella traversata storica, si accontentasse alle regali mense della prima classe, di Chardonnay - Vintage 1908 (e già qui, s'avrebbe da ridire non poco...) product of the United Kingdom?!?
Così, se non fosse per quel troppo di morte che il pezzo di carta si trascina dietro, verrebbe da sorridere; ancor più per quell'ilare macabro appunto, quasi una chiosa maligna e imperdonabile: Exclusively For Titanic Passengers.

Lasciatemi giusto vanto per aver reperito con pazienza certosina, questa storica (e rarissima...) etichetta: anno probabile, il 1928. Luogo di consumo del vino Mulheimer, il dirigibile Graf Zeppelin...
Si sa: la storia del dirigibile è stata effimera, gloria improvvisa disegnata entro un futuro luminoso - anche il terzo Reich credette di poter trarne vanto - e chiusa da disastri immani atrettanto folgoranti.
Per questo, l'aver reperito questa etichetta presso un paziente collezionista tedesco di reperti Zeppelin mi riempie di gioia smisurata.