Onore sia, da subito, al re dei vini, con questa etichetta di una modernità sorprendente; figurati l'anno: 1919 e la sua, per quei tempi, rara esiguità. Niente orpelli, parchi colori e classicità di carattere per una etichetta che, timidi intermezzi piacendo, sarebbe giunta fino ai nostri anni. Fontanafredda è un'isola, contava la pubblicità a ridosso degli anni settanta.... Già: un'isola e un mito per l'antica tenuta della contessa di Mirafiore, un'isola felice che oggi non rende più il massimo forse... ma anche qui, a ridosso dell'aggraziata mole del castello di Serralunga, la storia è passata neppure troppo lieve.

Questa etichetta non è propriamente bella; un anticato pallidamente kitsch secondo una tradizione che ha avuto, nel corso degli anni, terribili cadute; il tutto a giustificare, vistosamente, la nobile paternità, o in questo caso, maternità visto che si tratta della Riserva della Castellana 1959. Nella fattispecie, gli Antichi poderi dei Marchesi di Barolo già Opera Pia Barolo, roba anche qui storica, da far dimenticare tutto il resto. Già, perchè forse furono proprio i Falletti, Marchesi di Barolo a far diventare importante il vino di queste terre. Ricorda Carlo Alberto: - Marchesa, tutti parlano del vino delle sue terre, quando me lo farà assaggiare, dunque? - E lei la Marchesa Falletti che bene conosceva la diplomatica convenienza, a inviargli senza batter ciglio (forse) 300 carà: uno quasi al giorno, per tutto l'anno. Al Re sbevazzone piacque tanto quel vino, da volere per sè la tenuta di Verduno: ché il vino Barolo non mancasse più dalla regale mensa. Di lì a qualche anno sarebbe giunto a corte Camillo Benso... Di lui il marchese Falletti avrebbe detto: - Appare più consumatore che produttore... - Ma questa in fondo, è tutta un'altra storia.

Anche qui, grande sobrietà ed eleganza raffinata per un vino dal passato straordinario. Ma tant'è: non si parla di Brunello senza dir Biondi Santi. E non solo perchè questo vino nasce lì, in famiglia. Qualcuno, anni fa, malignava d'un Chianti sbagliato.
Suvvìa, qui abita la nobiltà enologica e giusta nobiltà spetti ad un'etichetta che ha il sacrosanto diritto di non rinnovarsi. Chi chiederebbe mai ad una divinità dell'Olimpo, di scendere, troppo, tra noi, poveri mortali?
Un solo, timido, esempio dell'ultima generazione di capolavori nostrani: tenerci dietro, una vera impresa. E allora affidiamoci a una grande casa - i Marchesi Antinori, toscanacci storici - che ha saputo con gran classe darci nuovi doni.
La grande razza del Solaia salva un'etichetta non propriamente degna. Chissà che il futuro non ci riservi maggior attenzione.